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Il libro di Nuno |
E adesso svelerò qualche magagna e farò qualche confessione:
non sto lavorando molto in questo periodo. E nemmeno leggendo, a dir la verità. Insomma, mi ritrovo in un limbo perfettamente decentrato dai miei interessi, in cui faccio altro.
Prima di tutto la mamma.
Qui, nella ridente isoletta a cavallo tra Indonesia e Malesia, si oscilla tra i 29 e i 32 gradi e siamo nel pieno delle vacanze invernali. Il che vuol dire figlie a casa per ben 6 settimane prima dell'inizio del nuovo anno scolastico (inizio ufficiale - 2 gennaio).
Cosa si combina con due pargole costantemente attaccate alle gonnelle di mamma?
Be'... prima di tutto ci si gode il "freschetto", visto che le temperature medie nelle altre stagioni raggiungono i 34-36 gradi con umidità pari all'80%.
E poi facciamo compiti su compiti, addobbiamo alberelli di Natale, prepariamo feste per compleanni, partenze definitive di amici che ci mancheranno enormemente, cenoni natalizi.
In tutta questa frenesia, il tempo di pace che rimane per la scrittrice che è in me è ben esiguo. Diciamo nullo. E io, tra urla di bambine che litigano o che richiedono la mia attenzione in ogni momento, non sono in grado di pensare nemmeno a dove far sbattere la testa a uno solo dei miei personaggi, o di completare la lettura di mezza paginetta del libro in sosta sul lettore.
Anche adesso, nell'impresa di scrivere questi due paragrafi, sono
stata interrotta senza esagerazione ogni 30-40 secondi per: trovare
carta per disegnare, trovare l'astuccio che usavano ieri, e non l'altro
in bella mostra sul tavolo, preparare il pranzo perché una delle due sta morendo di fame in anticipo, far uscire l'altra dalla doccia, passare la gomma da
cancellare all'affamata...
Come si diceva, non sto producendo molto a livello di scrittura. E, tuttavia, dire che io non stia lavorando a un libro non è proprio esatto, perché in effetti sto creando un libro: un regalo per il primo compleanno di Nuno, un nostro amichetto. Ma, come vedete dalla foto in alto, non è proprio il genere in cui di solito mi diletto.
E adesso ammettiamolo: ragionando seriamente, non vi verrebbe da dire che guadagnerei molta più fama e fortuna buttandomi su questo filone "letterario"?
Tornando alle confessioni, ammetterò candidamente che anche le mie letture languiscono, e questo per colpa di Netflix. Perché la sera, invece di leggere, mi imbambolo a guardare serie su serie. A volte perdo solo tempo con filmacci di nessun interesse, solo per vedere come va a finire (ad esempio, la seconda stagione di
Stranger things, una delusione rispetto alla prima), altre mi imbatto in piccoli gioiellini che ti tengono in tensione, ti fanno spremere il cervello per capire dove si vuole andare a parare e ti danno soddisfazione quando la storia si dipana in direzioni inaspettate. La storia che sto seguendo ora, ad esempio:
Dark, serie tedesca (sottotitolata) che parla di tunnel temporali, filosofie Nietzschiane e Einsteiniane, omicidi brutali e storie personali intense.
Tuttavia, nonostante Netflix e le infatuazioni televisive del momento, che scrittrice sarei se non leggessi proprio niente niente? E infatti qualcosina c'è e sta procedendo. Lentamente, molto lentamente.
Si tratta del Decamerone di Boccaccio. Una lettura leggera leggera, direte voi con tono pungente. Eppure è proprio così!
Superato il primo impatto non proprio indolore con il linguaggio dell'introduzione, le novelle si lasciano leggere e godere con soddisfazione. Alcune le ho trovate esilaranti, altre indicative di un pensiero lontano e passato di cui tuttavia qualcosa permane nel nostro modo di pensare.
Tra tutte quelle che ho letto fino ad ora, mi ha fatto particolarmente simpatia quella del commerciante ebreo che ha un amico cristiano: una barzelletta, più che un racconto.
Il cristiano vuole convertire a ogni costo l'amico. L'ebreo esita, convinto della verità della sua fede, ma vinto dall'affetto e dalla persistenza dell'amico decide di andare a Roma a vedere il papa e la sua corte, per giudicare la bontà della fede cristiana con i suoi occhi, ma soprattutto per accontentare il suo amico. L'amico, in segreto, dispera, perché conosce la corruzione della curia ed è sicuro che l'amico ebreo tornerà a casa ancora meno incline alle cose della fede cristiana.
L'ebreo se ne va a Roma, constata tutta la bassezza degli uomini che si fanno chiamare di Dio, se ne torna in Francia da dove era partito e, contrariamente all'aspettativa di tutti, lettore compreso, si fa battezzare. L'amico, sorpreso, gli chiede cosa lo abbia convinto, se causa della sua conversione sia l'esempio dei preti romani. E l'ebreo risponde che a Roma ha trovato solo peccato e corruzione, ma che se nonostante la malvagità dei capi della Chiesa il cristianesimo ancora esiste e si diffonde per il mondo, allora deve essere vero: lo Spirito Santo opera per preservare la fede cristiana e quindi essa sola può essere la vera fede.
Per oggi chiudo qui.
Come avrete facilmente intuito, il blog continuerà a languire almeno fin dopo le feste. Portate pazienza.