martedì 10 aprile 2018

Nota di servizio

Appunto
Mi sono trasferita.

Eh, già, sporadico lettore, tu che vieni dall'Irlanda e che di tanto in tanto sbirci da queste parti: adesso scrivo altrove, ne La botola segreta sotto il sofà, un vecchissimo blog di letture modificato, quasi per capriccio, in qualcosa di nuovo.
Vieni, vieni a trovarmi di là, quando hai tempo.

E anche tu, lettrice assidua e unica iscritta al blog al momento!
L'invito vale anche per te e per tutti i pochi altri che continuano a fare una capatina da queste parti.

Ma certo, Daniele! Non mi sono dimenticata di te! Ma tanto so che non ho bisogno di invitarti. Tu sei di casa, colui che, almeno moralmente - o psicologicamente, o... come si dice? -, mi aiuta a trasportare i pacchi del trasloco.

Allora ci vediamo tutti sul sofà, quello sopra la botola. Al più presto, visto che proprio oggi è uscito il primo post di benvenuto.

giovedì 11 gennaio 2018

Addio alle armi, di Ernest Hemingway

Hemingway a 19 anni, a Milano nel 1918. Preso da Wikipedia

Il desiderio di leggere Addio alle armi è nato durante una delle numerose cene di Natale dell'ultimo periodo.

Immaginatevi la scena: intorno a una tavola imbandita a festa, tre coppie di amici festeggiano. In sottofondo gli schiamazzi allegri dei bambini, lasciati a loro stessi in un cantuccio della sala. D'un tratto, la conversazione piuttosto leggera passa di bocca in bocca fino a raggiungere un amico olandese nato a Singapore, cresciuto in Canada, sposato in Spagna e tornato a Singapore. Lui racconta di suo padre ormai ultra ottantenne e della sua ossessione per i ricordi legati alla guerra. L'anziano signore ama far partecipe i suoi cari delle memorie di quei giorni lontani. Per ore, ogni volta che la famiglia del figlio va a trovarlo, costringe la nipotina a sorbirsi gli stessi racconti, tanto che il nostro amico spesso si vede costretto a chiedergli di cambiare argomento, di raccontare, ad esempio, dei suoi viaggi in mare, quando, dopo la guerra, faceva da capitano a una imbarcazione mercantile.
Di solito, racconta il nostro amico, l'invito viene accolto con una risatina apologetica: "Dai, lasciami finire. Del resto è stata l'avventura più grande della mia vita".

Alla battuta finale, che il mio amico racconta con un sorriso indulgente, io rimango pensierosa. Decido allora di raccontare la mia esperienza di figlia di soldato semplice della seconda guerra mondiale.

giovedì 4 gennaio 2018

Il ritorno degli scriventi



B-b-b-b-b-back-back-back
B-b-b-b-b-back-back-back
B-b-b-b-b-back-back-baaaack

No, non sono impazzita, e non cerco nemmeno di riconvertirmi a nuovi contenuti per il blog.
Sono semplicemente tornata alla normalità.
La scuola è ricominciata e le pargole da ormai due giorni navigano più o meno libere tra lezioni di inglese e cinese, e io sono tornata.
Mi piacerebbe dire che sono tornata piena di idee e spunti nuovi per ravvivare il blog e renderlo più spumeggiante, più attivo, e cose del genere.
Invece no, sono tornata e basta.
Non proprio dagli zombi, come cantano gli Skillet nel loro Back from the Dead, ma se ripenso alle nottate di festeggiamenti e alle levatacce mattutine, alle lotte con le pargole per rimetterle in riga dopo i bagordi e al sentimento che mi pervade ogni volta che guardo la casa ridotta a una discarica (non è facile far convivere due figlie e un marito in uno spazio ristretto e imporre l'ordine allo stesso tempo), allora posso dire che sì, sono tornata da uno stato catatonico molto simile a quello di uno zombi iperattivo; sono tornata a respirare e, soprattutto, a scrivere.

Ma oggi non parlerò di scrittura. Parlerò, invece, degli Skillet e di san Gregorio Magno.

giovedì 14 dicembre 2017

Magagne e confessioni

Il libro di Nuno


E adesso svelerò qualche magagna e farò qualche confessione:
non sto lavorando molto in questo periodo. E nemmeno leggendo, a dir la verità. Insomma, mi ritrovo in un limbo perfettamente decentrato dai miei interessi, in cui faccio altro.
Prima di tutto la mamma.

Qui, nella ridente isoletta a cavallo tra Indonesia e Malesia, si oscilla tra i 29 e i 32 gradi e siamo nel pieno delle vacanze invernali. Il che vuol dire figlie a casa per ben 6 settimane prima dell'inizio del nuovo anno scolastico (inizio ufficiale - 2 gennaio).
Cosa si combina con due pargole costantemente attaccate alle gonnelle di mamma?
Be'... prima di tutto ci si gode il "freschetto", visto che le temperature medie nelle altre stagioni raggiungono i 34-36 gradi con umidità pari all'80%.
E poi facciamo compiti su compiti, addobbiamo alberelli di Natale, prepariamo feste per compleanni, partenze definitive di amici che ci mancheranno enormemente, cenoni natalizi.

In tutta questa frenesia, il tempo di pace che rimane per la scrittrice che è in me è ben esiguo. Diciamo nullo. E io, tra urla di bambine che litigano o che richiedono la mia attenzione in ogni momento, non sono in grado di pensare nemmeno a dove far sbattere la testa a uno solo dei miei personaggi, o di completare la lettura di mezza paginetta del libro in sosta sul lettore.
Anche adesso, nell'impresa di scrivere questi due paragrafi, sono stata interrotta senza esagerazione ogni 30-40 secondi per: trovare carta per disegnare, trovare l'astuccio che usavano ieri, e non l'altro in bella mostra sul tavolo, preparare il pranzo perché una delle due sta morendo di fame in anticipo, far uscire l'altra dalla doccia, passare la gomma da cancellare all'affamata...

Come si diceva, non sto producendo molto a livello di scrittura. E, tuttavia, dire che io non stia lavorando a un libro non è proprio esatto, perché in effetti sto creando un libro: un regalo per il primo compleanno di Nuno, un nostro amichetto. Ma, come vedete dalla foto in alto, non è proprio il genere in cui di solito mi diletto.
E adesso ammettiamolo: ragionando seriamente, non vi verrebbe da dire che guadagnerei molta più fama e fortuna buttandomi su questo filone "letterario"?

Tornando alle confessioni, ammetterò candidamente che anche le mie letture languiscono, e questo per colpa di Netflix. Perché la sera, invece di leggere, mi imbambolo a guardare serie su serie. A volte perdo solo tempo con filmacci di nessun interesse, solo per vedere come va a finire (ad esempio, la seconda stagione di Stranger things, una delusione rispetto alla prima), altre mi imbatto in piccoli gioiellini che ti tengono in tensione, ti fanno spremere il cervello per capire dove si vuole andare a parare e ti danno soddisfazione quando la storia si dipana in direzioni inaspettate. La storia che sto seguendo ora, ad esempio: Dark, serie tedesca (sottotitolata) che parla di tunnel temporali, filosofie Nietzschiane e Einsteiniane, omicidi brutali e storie personali intense.

Tuttavia, nonostante Netflix e le infatuazioni televisive del momento, che scrittrice sarei se non leggessi proprio niente niente? E infatti qualcosina c'è e sta procedendo. Lentamente, molto lentamente.
Si tratta del Decamerone di Boccaccio. Una lettura leggera leggera, direte voi con tono pungente. Eppure è proprio così!
Superato il primo impatto non proprio indolore con il linguaggio dell'introduzione, le novelle si lasciano leggere e godere con soddisfazione. Alcune le ho trovate esilaranti, altre indicative di un pensiero lontano e passato di cui tuttavia qualcosa permane nel nostro modo di pensare.
Tra tutte quelle che ho letto fino ad ora, mi ha fatto particolarmente simpatia quella del commerciante ebreo che ha un amico cristiano: una barzelletta, più che un racconto.
Il cristiano vuole convertire a ogni costo l'amico. L'ebreo esita, convinto della verità della sua fede, ma vinto dall'affetto e dalla persistenza dell'amico decide di andare a Roma a vedere il papa e la sua corte, per giudicare la bontà della fede cristiana con i suoi occhi, ma soprattutto per accontentare il suo amico. L'amico, in segreto, dispera, perché conosce la corruzione della curia ed è sicuro che l'amico ebreo tornerà a casa ancora meno incline alle cose della fede cristiana.
L'ebreo se ne va a Roma, constata tutta la bassezza degli uomini che si fanno chiamare di Dio, se ne torna in Francia da dove era partito e, contrariamente all'aspettativa di tutti, lettore compreso, si fa battezzare. L'amico, sorpreso, gli chiede cosa lo abbia convinto, se causa della sua conversione sia l'esempio dei preti romani. E l'ebreo risponde che a Roma ha trovato solo peccato e corruzione, ma che se nonostante la malvagità dei capi della Chiesa il cristianesimo ancora esiste e si diffonde per il mondo, allora deve essere vero: lo Spirito Santo opera per preservare la fede cristiana e quindi essa sola può essere la vera fede.

Per oggi chiudo qui.
Come avrete facilmente intuito, il blog continuerà a languire almeno fin dopo le feste. Portate pazienza.