venerdì 3 novembre 2017

Curiosità assortite di un tempo che fu

Evangelario porporato di Rossano, VI secolo

Una delle cose più divertenti del lavorare su racconti storici è documentarsi sulle piccole cose quotidiane del tempo che fu.

Ok, lo ammetto, non sono sempre rose e fiori. Di tanto in tanto, specialmente all'inizio delle ricerche, ci si può sentire scoraggiati dall'enorme mole di lavoro. Vite, date, tecniche di guerra, usi e costumi da riscoprire, da studiare, da far propri per riuscire poi a riutilizzarli in un contesto sensato e ragionevolmente verosimile. Non proprio un esercizio che si compie a occhi chiusi.
Ma poi, quando si riesce a entrare nel contesto e comprendere cosa muoveva la società e i desideri degli uomini, e si inizia a familiarizzare con gli eventi e i personaggi, ecco che arriva il secondo turno di documentazione, quello sulle piccole cose quotidiane. O almeno su quelle che erano quotidiane per loro, i personaggi della storia, ma non più per noi.
E qui inizia il divertimento vero.


Naturalmente più il periodo storico è lontano, più il lavoro si fa complicato, ma non per questo meno divertente. E, alla fine di questo viaggio che non è ancora scrittura ma che per me è altrettanto esaltante, l'autore ha accumulato tante piccole curiosità completamente inutili, che probabilmente non userà mai nelle sue storie e che non potrà nemmeno riciclare in conversazioni sensate con gli amici. A meno che tra di essi non compaia qualche individuo malato della sua stessa passione per le piccole cose inutili.

Così, ad oggi, l'autrice che sta affrontando in questi giorni la stesura di una nuova avventura del ragazzo dall'occhio cieco ha imparato dai suoi protagonisti del VI secolo che:

  • Da Cartagine si arrivava a Hippo Regius (Ippona, la città di sant'Agostino) in dieci giorni di marcia;
  • La pergamena, in Italia, si ricavava da pelle di capra o pecora (diciamo d'agnello) non conciata, ma in Gran Bretagna e in Irlanda si preferiva usare quella di vitello. Verso il V secolo la pergamena sostituisce il papiro. Inoltre, si poteva anche colorare: del VI secolo è il codice purpureo di Rossano, un manoscritto color porpora scritto con inchiostri d'oro e d'argento. E per quanto alla scrittrice d'oggi possa sembrare un po' macabro (nella sua mente contorta il rosso si associa al sangue), a quei tempi era simbolo di regalità e magnificenza.
  • All'attacco di un lupo solitario si reagisce con aggressività: si fa molto rumore, si gesticola in modo aggressivo e si urla, mantenendo il contatto visivo. Soprattutto MAI voltargli la schiena. Bisogna restare calmi, perché i lupi sentono la paura. Bisogna indietreggiare pian piano e cercare di evitare l'attacco diretto: i lupi sono molto svegli e forti, non ci sarebbe gioco. Naturalmente, questo in caso di un solo lupo. Quando sono in branco, be'... una buona preghierina potrebbe aiutare.
  • Il legno dell'ontano nero appena tagliato si colora di un intenso rosso-arancio, stesso colore che caratterizza la sua linfa.
  • Se si ha necessità di sfuggire all'inseguimento di cani all'aria aperta, il metodo migliore risulta tuffarsi in un cespuglio di lavanda: i cani ne odiano l'odore.
  • Il miele era usato molto in medicina come antisettico. Scorte generose venivano portate in guerra, tanto da riempire interi carri.  
  • Il tasso (l'albero) è velenoso, ma questo si sapeva. Quello che non sapevo è che la sola parte non velenosa sono gli arilli, delle specie di frutti che non sono frutti e che proteggono il seme. Sono rossi come bacche, belli a vedersi, e si possono mangiare. Il problema è non ingerire null'altro dell'albero, perché porta a morte certa (e ho anche scoperto come si muore, ma non vale la pena di soffermarcisi troppo).
  • La torcia, o fiaccola che dir si voglia, si consuma in un lasso di tempo che va dai 45 ai 60 minuti.

  • Al tempo di Plinio il vecchio (I secolo d. C.) in Arcadia, nel Peloponneso, si faceva un vino che faceva feconde le donne e rabbiosi gli uomini. In Acaia, anche questa da qualche parte in Grecia, una certa uva provocava aborti, tanto che le donne gravide non potevano mangiarne.

Ho anche imparato, in linea moooolto teorica, ad accendere un fuoco con un acciarino. E qualche parolina davvero graziosa, accostabile al contesto della montagna e del fiume.

Di curiosità ce ne sarebbero altre, e molte. Ma ho paura che questo genere di informazioni divertano solo me. Naturalmente vi invito a smentirmi.

Se avete di simili curiosità inutili, fatemi sapere, mi renderete felice. :D



4 commenti:

  1. Invece per me sono interessanti :)
    Penso che siano utili anche per scrive un certo fantasy.
    Mi perplime il buttarmi in un cespuglio di lavanda: e se non c'è? :)
    Mio padre si salvò invece dai cani aprendo e chiudendo in continuazione un ombrello, a mo' di certe lucertole dal collare :D

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    1. Infatti, la prossima volta magari indago sulla diffusione della lavanda in Italia. :D
      L'idea dell'ombrello e' geniale! Invece di cercare di bastonarli, tenerli lontano! Solo che non so se potrei utilizzare una simile trovata al tempo dei miei barbari.

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  2. Interessante!!
    Ma... quali sono le parole graziose, che si possono riferire all'ambiente montano e del fiume? Il lettore (la lettrice) vuol sapere!!
    Il miele era molto conosciuto nell'antichità e veniva usato, pensa, dagli Egizi come uno degli ingredienti della "pasta" per le otturazioni.

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    1. Ciao, Federica!
      La pasta al miele per le otturazioni! In effetti il miele e' un antibiotico naturale, perché non usarlo per prevenire gli ascessi?
      Le paroline interessanti dette fuori contesto perdono parecchio del loro fascino. Bisogna porle in una descrizione, in un paesaggio. Insomma, aspettare il racconto o la storia in cui salteranno fuori, per apprezzarne davvero la capacità evocativa. :D
      Grazie per essere passata. :)

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