sabato 2 dicembre 2017

La Roma dei romani antichi


Il ponte coperto di Pavia (costruito sui resti del ponte degli antichi romani)

Tanto tempo fa, quando ero ancora all'inizio delle mie ricerche sul VI secolo e sulla guerra gotica (535-552), mi imbattei negli accadimenti della calata in Italia dei franchi (539, anno più, anno meno).
Il quadro della situazione viene descritto molto bene da Procopio di Cesarea, il mio amato storico del VI secolo.
A quel tempo, gli abitanti di Milano avevano tradito i goti per aprire le porte ai romani e dichiararsi sudditi dell'imperatore Giustiniano. Naturalmente i goti non se ne stettero con le mani in mano e si recarono al gran galoppo a riprendersi la città, e tanto fecero che ne uscirono vittoriosi.
Certo, non si dimostrarono molto clementi con i traditori di Milano: massacrarono la popolazione maschile, diedero le donne agli alleati burgundi quale compenso per il loro aiuto e rasero praticamente al suolo la città, tanto che non ne rimase molto.
Da quello scontro entrambi gli eserciti uscirono piuttosto malconci: non solo lo schieramento sconfitto, ma anche i vincitori si ritrovarono notevolmente ridimensionati nei numeri.
Fu a questo punto che i franchi, i barbari più spietati d'Europa, già in contatto sia con i romani che con i goti per un eventuale intervento, col pretesto di venire in soccorso dei goti scesero in Italia dichiarandosi alleati, attraversarono gran parte dell'odierna Lombardia senza trovare ostacoli e, arrivati nei pressi del Ticino, travolsero le armate greco-romane e, non contenti, annientarono anche quelle gote, pensando così di conquistare con poca fatica territori che nessuno era in grado di difendere.
Alla fine, ai franchi non andò come avevano previsto, perché a causa delle malattie e della carestia, dopo aver perso un terzo del loro esercito, dovettero tornarsene a casa loro con la coda tra le gambe.


Questo fatto minore della guerra gotica ha sempre stuzzicato la mia fantasia, forse in gran parte per come Procopio racconta l'accaduto.
Be', di certo non lascia indifferente la narrazione di come i franchi, di fede cristiana, usarono gettare nel fiume le donne e i bambini goti accorsi ad accoglierli, e questo al fine di onorare con il sacrificio dei primi prigionieri di guerra i loro antichi dei pagani. E anche la descrizione della fame dei franchi e il loro accanirsi sulle carcasse degli animali lasciati sui campi di battaglia risulta alquanto pittoresca e di bell'impatto... diciamo emotivo.
Tra tutte queste orribili visioni di scellerata crudeltà e barbarie, un piccolo appunto senza importanza, accennato quasi per caso, mi incuriosì oltremodo:
E giunti [i franchi] che furono alla città di Ticino [l'odierna Pavia], laddove gli antichi Romani avean costruito un ponte sul fiume, [...]
Eccolo, il punto, quando Procopio si riferisce ai romani dell'impero ormai caduto come "antichi".

Il piccolo appunto, in quel momento, mi spiazzò un poco. Perché la definizione di antichi Romani in bocca allo storico del VI secolo potrebbe suggerire interpretazioni bizzarre sul sentimento di identità che gli abitanti d'Europa nutrivano all'indomani della caduta dell'impero d'occidente (gli studiosi moderni e contemporanei si interrogano da secoli: gli abitanti di quello che era da sempre chiamato impero romano si consideravano ancora parte di uno stato, di una cultura e di una struttura socio-politica che si riconosceva come romana, o si vedevano piuttosto come nuove nazioni distinte, sorte sulle vestigia di un mondo ormai scomparso? Apparentemente la prima ipotesi sembra al giorno d'oggi più accreditata). Ma non voglio arrivare a parlare di questo. Ammetto di non avere né voglia, né strumenti adeguati per affrontare un discorso del genere.
Eppure non posso far a meno di chiedermi: quale era la percezione dei romani al tempo dei goti riguardo agli avi che, cinque secoli prima, al tempo di Augusto, avevano costruito il ponte di Ticino?
Provavano nei loro confronti un senso di antichità simile a quello che percepiamo noi, quando ci soffermiamo a pensare agli ultimi imperatori d'occidente?
Certo, per Procopio questo senso di antichità aveva sicuramente un altro sapore rispetto a quello che ha per noi al giorno d'oggi. Lui poteva ancora ammirare le costruzioni, certamente già degradate, ma per lo più ancora in piedi e ancora utilizzate quotidianamente. Viveva a stretto contatto con un ordinamento statale che, anche se diverso, era pur sempre in diretta continuità con l'altro, quello degli antichi romani.
Noi, invece, passeggiando per i fori non ci rendiamo nemmeno conto della disposizione dei palazzi antichi, non riusciamo ad immaginare le basiliche, i templi, i luoghi della vita comunitaria o privata. Almeno io, nonostante ci metta tanta fantasia ogni volta, non ci riesco pienamente.

Per questo, allo scopo di farmi un'idea della Roma degli antichi romani, qualche settimana fa mi sono iscritta ad un corso di Futurelearn tenuto dal Dr Matthew Nicholls dell'università di Reading, Rome: a Virtual Tour of the Ancient City.
Be', il titolo da solo dice tutto.
A parte spiegare molto bene le funzioni e l'importanza delle varie infrastrutture, il Dr Nicholls esplora la città antica non solo attraverso le fonti storiche e letterarie, o attraverso reperti a cui siamo soliti non attribuire grande importanza, come le immagini celebrative sulle monete, ma anche attraverso modelli tridimensionali da lui stesso implementati che offrono la possibilità di esplorare in un tour virtuale la Roma antica.
Un esempio? Andate a fare un giro per i fori di Roma.
Abbiate un po' di pazienza, potrebbe essere un po' lento a caricarsi, ma vi assicuro che ne vale la pena.
Durante il corso, il Dr Nicholls propone numerose mappe del genere, di tutta Roma. Naturalmente le strade e i luoghi che si incontrano sono un prospetto molto idealizzato: non ci sono folle, rumori, colori, sporcizia, elementi che in una Roma super affollata sicuramente dovevano esserci in gran quantità.
Il corso ormai è finito, ma sicuramente verrà riproposto, prima o poi.
Il modello di Roma antica di cui ho fornito il link, invece, sarà disponibile on-line solo fino al 3 marzo 2018. Se state leggendo questo post e il link non porta a nulla, sappiate che probabilmente è per colpa della scadenza.

La visione che aveva Procopio sulla Roma dei primi imperatori o della Roma repubblicana rimarrà sempre un mistero. Ma adesso almeno ho capito come era fatta la mia città in antichità e, anche se solo virtualmente, ho passeggiato per gli stessi luoghi in cui lo storico ha passeggiato, quando per la prima volta entrò a Roma da conquistatore. Per questo non posso che ringraziare il Dr Nicholls e tutti i suoi collaboratori che non solo hanno creato il modello, ma che hanno anche speso tempo a preparare un corso on-line gratuito e aperto a tutti.





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