lunedì 1 maggio 2017

Fisionomie barbariche

Moneta di Teodorico il grande, re dei goti

Assegnare ad un unno un ruolo in una storia offre al narratore un'ampia libertà di invenzione, in mille direzioni diverse. Scarse, infatti, sono le notizie che ci rimangono di questo popolo. Persino fare il punto sul loro aspetto fisico sembra un'impresa non banale.

Tutti gli studiosi li ritengono originari delle regioni della steppa asiatica centro-settentrionale, ma mentre alcuni li identificano come provenienti almeno originariamente dai monti Altai, e quindi molto simili per fattezze ai Mongoli, altri li associano a popolazioni iraniche.

Bene o male tutti hanno presente la fisionomia mongola: pelle piuttosto scura, occhi a mandorla, tratti facciali piuttosto massicci e schiacciati.

Non molti, al contrario, hanno in mente quelli iranici (da non associare ai moderni iraniani!). Io, ad esempio, rimasi sorpresa nello scoprire che questi ultimi apparivano chiari, alti, tozzi e lentigginosi.
Una bella differenza, quindi, tra l'unno di tipo Altaico e quello Iranico.

I cenni storici non aiutano molto, se non a figurarsi abbastanza precisamente come combattessero. Tra tutti gli storici, Prisco sembra quello più attento alla loro descrizione fisica e risulta anche essere il più affidabile, visto che tra gli unni di Attila lui ci è stato. Proprio dal racconto della sua esperienza quale accompagnatore del legato romano scopriamo l'aspetto degli Unni:
Hanno una sorta di grumo informe, se così si può dire, ma non un volto, e come dei fori di spillo al posto degli occhi. Il loro aspetto selvaggio testimonia l'ardire del loro spirito, perché sono crudeli anche verso i loro figli dal primo giorno in cui vengono al mondo. Essi infatti tagliano le guance dei maschi con la spada in modo che, prima di ricevere il nutrimento del latte, siano costretti ad imparare a sopportare una ferita. Essi invecchiano senza barba, e i giovani crescono senza bellezza, perché un viso solcato da cicatrici di spada da parte a parte, non ha certo la grazia naturale di una barba. Sono piccoli di statura, sono addestrati al movimento rapido del corpo, sono maestri nell'equitazione e sempre pronti con l'arco e la freccia, hanno le spalle larghe, il collo tozzo, e sono sempre eretti e fieri. Questi uomini, insomma, vivono sotto forma di esseri umani, ma con la ferocia delle bestie.
(Prisco, frammento 10)

Attila viene descritto dallo stesso Prisco così:
Era piccolo di statura, con un largo petto, la testa massiccia, e piccoli occhi. Aveva la barba sottile e spruzzata di grigio, il naso piatto, e la carnagione scura, il che dimostrava i segni delle sue origini.
Se invece vogliamo avere un'idea di come apparisse un barbaro di origine iranica (come, ad esempio, uno di quelli che i romani chiamavano Sciti), R.F. Tapsell, lo scrittore di The year of the horsetails, romanzo storico purtroppo non tradotto, ne dà un'accurata e pertinente descrizione: 
Era un uomo robusto su un cavallo robusto, sebbene la sua altezza oltre la norma non apparisse a cavallo. Ma le sue spalle erano ampie e solide, le sue gambe e braccia erano muscolose e dalle ossa spesse. […] I suoi capelli biondi, tagliati dritti all'altezza delle orecchie, erano tenuti sciolti al vento. Era difficile stimare la sua età – […] Un'accurata stima era impedita anche dall'ordinata barba a punta, bionda come i suoi capelli, che nascondeva la linea della sua mascella.
Quale sia stata la vera fisionomia degli unni che arrivarono in Italia nel VI secolo, probabilmente non sarà mai facile stabilirlo con certezza. E, se devo essere onesta, è anche per questo, per questi buchi nel tessuto della storia, che trovo affascinante il VI secolo. Perché sono proprio i buchi che danno permesso al racconto di assumere forme e sfumature intriganti.

Io, dal canto mio, non vi lascerò col dubbio, e vi rivelo subito che è alla fisionomia descritta da Prisco che associo i miei personaggi delle steppe.

E i goti, invece? Quelli seppelliti nel piccolo villaggio sulle rive della Dora con i miei unni? Come apparivano?

Germani, semplicemente germani, dai baffi di sfumature varie tendente al chiaro e dai bei corpi alti e statuari. Salvo poi andare a sbirciare sulle monete e trovarsi l'effige del re Teodorico, quella mostrata lassù in alto. Ma mica è detto che tutti i goti potessero essere belli come il sole. Erano pur sempre germani, no?


(fenotipo germanico nordico)

Adesso basta solo trovare il modo di metterli insieme, questi unni e germani, per dar forma al racconto di cui vi accennavo tanto tempo fa, all'inizio dei post sulla Genesi di un racconto.


2 commenti:

  1. In effetti uno dei problemi dei romanzi e dei racconti storici è proprio avere le idee chiare sull'aspetto dei personaggi, che non possono essere come siamo noi ora, nazionalità a parte. E in parecchi casi non si hanno informazioni al riguardo.
    Ma tu ormai sei diventata un'indagratrice della Storia :D

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  2. E' divertente, e anche doveroso, quando si decide di scrivere un romanzo storico, saperne il piu' possibile. Poi uno puo' scegliere di girarci intorno e discostarsi dalla verita' o esserle fedele il piu possibile. Quello dipende dall'autore, ma anche in quel caso chi scrive deve conoscere la Storia vera e fare le proprie scelte narrative consapevolmente.
    In ogni caso, piu' vado avanti e piu' mi rendo conto di non saperne mai abbastanza. :D

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