lunedì 10 luglio 2017

Il romanzo storico: cosa ci voglio trovare?

Giordano Bruno, Campo de' fiori, Roma

Anni or sono, chiacchierando allegramente in una biblioteca di studi slavi orientali con un gruppo di colleghi-studenti di università, mi ritrovai ad esclamare un veemente:

"Hanno fatto bene a bruciarlo! Era un eretico!"

Un silenzio di tomba scese sulla sala ormai incandescente a causa delle non proprio pacifiche battute scambiate sul povero Giordano Bruno. Io per prima rimasi agghiacciata dalla mia uscita.
Ma, a dire il vero, non me ne pentii.
No, ancor adesso non me ne pento, e non perché io sia una pazza estremista cattolica che vorrebbe tornare alle inquisizioni e quant'altro, ma perché il mio punto di vista non era sbagliato: era storicamente pertinente.

A questo episodio mi ha fatto ripensare un articolo della Clarina apparso su Senza errori di stumpa qualche giorno fa. Lei ha una vera e propria reazione allergica allo storico destoricizzato, che, in poche parole, si traduce in romanzetti ambientati tra colonne romane o merletti e crinoline senza tuttavia raccontare di veri romani o della società in cui le dame aristocratiche si muovevano.

E questo, perché quelle stesse società e situazioni potrebbero essere percepite come "complicate" da riconciliare col gusto del lettore moderno.

Ebbene, io condivido in pieno la visione della Clarina: non mi piacciono i rimaneggiamenti e gli stravolgimenti di fatti e costumi al solo fine di far avvicinare il lettore all'epoca, o al romanzo, o  chissà a cos'altro.
La verità nuda e cruda: è questo che a me piace trovare in un romanzo storico, anche quando ci si ritrova davanti a tratti culturali difficilmente comprensibili al lettore comune.
Mi verrebbe da dire che la bravura del narratore stia proprio nel rendere quei tratti più comprensibili, ma non divaghiamo.

Stupri all'ordine del giorno, schiavitù disumane, vendite di figli in barba ai sentimenti di amore filiale: tra i miei barbari e romani c'erano, ed erano all'ordine del giorno. Ma anche bazzecole di tipo più triviale, ma inconcepibili allo stesso modo per noi, come ad esempio la percezione diversa dello spazio geografico o del tempo, le conoscenze pseudo-scientifiche, gli usi e i costumi dell'epoca o il diverso senso etico.

Il fatto di stravolgere queste realtà per renderle più accattivanti al lettore d'oggi mi manda in bestia.

Ricorderò sempre, ad esempio, l'inizio di un romanzetto storico, un giallo, ambientato in epoca romana. La moglie chiedeva al marito ricco di andare a comprare il corredo per la figlia prossima alle nozze. Ma non le bastavano i mercati di Roma, lei doveva fare un viaggetto veloce veloce fino a Cartagine e dintorni.
Orrore! Anche solo ipotizzare un simile colloquio tra un marito e una moglie, il suggerire che in quei tempi il viaggio da Roma a Cartagine fosse una passeggiata di piacere, una meta per lo shopping, ignorando i disagi e i pericoli a cui qualsiasi viaggiatore dell'epoca andava incontro, mi fa ancora rizzare i peli sulla schiena.
E lo dice una che è abituata a farsi diciotto ore di viaggio con due bambine in età scolare e prescolare per tornare in Italia almeno una volta l'anno.

Ma se c'è un'altra cosa che mi fa ancor più dispetto dell'edulcorazione storica è l'appiattimento della psicologia dei personaggi su modelli contemporanei.
Un nobile che si innamora della schiava comprata al mercato e se la sposa, rinunciando a tutti i suoi averi? Impossibile! A meno che non ti chiami Giustiniano I, sei nato da una famiglia di pecorai e sei diventato imperatore grazie all'ascesa di tuo zio. E anche in quel caso, l'amata in questione non era propriamente una schiava - solo una ex-prestituta, e l'imperatore ha dovuto imporsi alla zia-imperatrice in mille modi e per anni, e cancellare una legge vecchia di secoli, prima di convolare alle nozze tanto agognate.
Ma questa è un'altra storia.

Questo per dire che se un padre goto del VI secolo deve scegliere tra l'amore filiale e il suo onore, non ci sono santi che reggano, nonostante il lettore di oggi non lo capirà e storcerà la bocca, l'eroe ammazzerà in duello il figlio pur di far rifulgere il proprio nome in qualche saga nordica (come accade nel Hildebrandslied. Ma magari di questo ne riparleremo).

E questo anche per difendere un po' quel mio "doveva morire! Era un eretico", perché secondo la logica, la sensibilità, la credenza del tempo, Giordano Bruno andava ammazzato: affinché l'eresia non si diffondesse e condannasse all'inferno altre anime, bisognava recidere alla base il suo insegnamento e, soprattutto, il cattivo esempio di coloro che la diffondevano. Tanto, la vita importante non era quella che si estingueva in terra, ma quella eterna, quella che l'eretico pentito guadagnava nel momento in cui abiurava. In un certo senso, i preti non gliela toglievano, quella vita, ma gliela donavano, allontanandolo dalle fiamme dell'inferno e riavvicinandolo alla comunione eterna con Dio.

Che l'uomo contemporaneo non riesca più a comprendere quella visione del mondo, non la rende meno valida o addirittura sbagliata agli occhi del protagonista storico che ha condannato a morte Giordano Bruno. E non rende nemmeno giustificabile, ai miei occhi, il tentativo di distorcerla al solo fine di rendere un romanzo più appetibile a un pubblico non educato al senso storico.

Non capire le logiche dell'epoca è uguale a non capire la storia.
Diffondere nei romanzi storici il sentire moderno a discapito della verità storica è diffondere ignoranza ed egotismo culturale.
Per questo mi stanno profondamente sulle scatole i romanzi dal sapore vagamente storico, come i surrogati del cacao nei biscotti con la crema al sapore di cioccolata.
Per questo io, come scrittrice, cerco la massima accuratezza storica nei miei lavori, persino quando scrivo romanzi storici dalle sfumature sovrannaturali.




2 commenti:

  1. Senza contare che in certe epoche non si lavavano tutti i giorni, specie un esercito in viaggio o che assedia un castello. Quindi sai che odorini che circolavano :D

    I romanzi storici ripuliti non piacciono neanche a me. Il passato più è lontano dal nostro tempo e più era duro, spietato.

    E comunque uno shopping a Cartagine ci stava, su, che vuoi che sia un viaggetto in triremi andata e ritorno :D

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    1. Tu ci scherzi, ma sai come ci sono rimasta a leggere di questi che parlavano di traversate mediterranee come se dovessero fare un giro su una Costa Crociere? Vaglielo a spiegare che non esistevano motori e che le navi rimanevano ferme anche per settimane per mancanza della giusta "brezza". :D

      A proposito di ordorini: al tempo di Giustiniano I ci fu la prima peste nera della storia, che si dice abbia sgominato non so se meta' o i due terzi della popolazione d'Europa del tempo. Persino Giustiniano imperatore se la prese, ma poi sopravvisse. La peste e' trasmessa dai pidocchi. Il che ti fa intuire quanto fosse diffuso il parassita in Europa... diciamo in tutti i tempi eccetto forse i nostri. :D

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