mercoledì 6 settembre 2017

Ariani goti contro cristiani romani


Vi avevo detto che sarei tornata a parlare di Ravenna, o no?
E oggi ci ritorno pensando a un paio di edifici tirati su proprio durante il regno di Teodorico il grande (493-526) ad uso e consumo dei suoi barbari: la chiesa in origine ariana dello Spirito Santo ma, soprattutto, il battistero ariano.

La chiesa dello Spirito Santo è tutt'oggi in uso, ma non ospita più come faceva in principio le celebrazioni di rito ariano, una fede cristiana eretica molto in voga nei primi secoli del cristianesimo. Oggi vi si celebrano le messe di rito ortodosso.

Il battistero, invece, è semplicemente destinato alle orde di turisti che vi capitano per sbaglio e per chi non conosce la storia del periodo in cui è stato eretto passa per un battistero qualunque, più semplice e per lo più scopiazzato dal battistero neoniano (fine IV - inizi V secolo), anche se meglio conservato, visto che i volti del mosaico nel battistero neoniano furono rifatti nel XVIII secolo. E si nota, visto i pizzetti alla Dartagnan del Cristo e persino della personificazione del fiume Giordano.

E qui urge una spiegazione. Cosa era il culto ariano professato dai goti e come si distingueva da quello cristiano praticato dai romani?

All'inizio i germani erano pagani.
E questo penso che sia un sapere comune.
Poi un certo Ulfila venne scelto nel 348 per divenire vescovo dei goti e convertirli alla fede cristiana. Solo che il vescovo Ulfila e il suo credo non erano proprio ortodossi. Si rifacevano all'insegnamento di Ario, un monaco e teologo vissuto a cavallo tra III e IV secolo, che interpretava la Trinità a modo suo.

Mi scuserete se ora mi dilungherò qualche riga a parlare di questioni teologiche, ma è essenziale capire a fondo la filosofia che c'è dietro per notare le differenze nei credi e quindi anche i punti di scontro tra le due fedi, quella gota e quella romana.

La Trinità cristiana approvata dal concilio di Nicea (325) concepisce il Padre, il Figlio e lo Spirito come un unico Dio. Sono tre, ma in verità sono uno.
Quando lo spiego alle mie bambine, parlo loro di una grande nuvola di luce che tuttavia è formata da tre, e la sostanza di cui sono fatte le tre nuvole di luce non cambia, perché in verità è un'unica cosa.
Così abbiamo la nuvola Padre che genera la nuvola Figlio e che attraverso il Figlio, che poi è il Verbo creatore e la Ragione ordinatrice, crea la Creazione; e abbiamo la nuvola Spirito Santo che è l'amore che passa dal Padre e dal Figlio sulla creazione e le dona la vita, oltre a illuminare le menti dei profeti e suggerire le loro parole. Un unico intento, un unico Dio, ma tre distinte Persone. Naturalmente è molto più complicato e misterioso, ma parliamo sempre di tentativi di una mamma di spiegarlo alle sue bambine.

Questa in soldoni è la Trinità approvata dal concilio di Nicea, quella che poi i cattolici professano nel Credo ogni domenica in chiesa.

Ario, invece, sosteneva che la natura divina del Figlio non fosse uguale a quella del Padre, ma fosse inferiore. Questo faceva del Cristo una creatura seconda a Dio. Una creatura comunque superiore a tutte le altre, ma pur sempre creata e non generata, come invece il credo di Nicea afferma.

Ulfila, dal canto suo, riprende la visione di Ario e la diffonde tra i goti. Non nega l'esistenza della Trinità, ma non la considera fatta di una stessa sostanza. Tant'è che in punto di morte riafferma il suo credo, sebbene già all'epoca fosse considerato eretico:

«Io, Ulfila, vescovo e confessore, ho sempre creduto in questo modo, e in questa fede unica e veritiera passo al mio Signore: credo che Dio Padre sia unico, ingenerato ed invisibile, e credo nel suo Figlio unigenito, Signore e Dio nostro creatore, ed artefice di ogni creatura, che non ha nessuno simile a sé: quindi uno è il Dio padre di tutti, che è anche Dio del Dio nostro; e credo che uno sia lo Spirito Santo, virtù illuminante e santificante […] né Dio, né Signore, ma ministro fedele di Cristo, non uguale, ma suddito ed obbediente in tutto al Dio padre».
(Citazione presa da Wikipedia)

In pratica, Dio crea il creatore del mondo (il Cristo) e il ministro di Cristo, ossia lo Spirito Santo.

Queste sottili distinzioni nella Trinità sono fondamentali se si pensa al sacrificio del Cristo sulla croce. Perché un conto è se a sacrificarsi per la salvezza umana è una creatura seconda, obbediente come un servo verso un padrone, un conto è se Dio stesso si fa volontariamente uccidere dagli uomini per la salvezza di tutte le sue creature.
Ma probabilmente i barbari, poco avvezzi a discussioni filosofiche, non si soffermavano su simili sottigliezze e per loro era più semplice comprendere la Trinità di Ario e di Ulfila che non quella del concilio di Nicea.

Per questo, nel VI secolo quasi tutti i barbari germani erano di fede ariana. Quasi tutti, perché i franchi, ad esempio, erano cristiani di fede romana. Una sorta un po' strana di cristiani, visto che quando arrivarono in Italia, verso il 539, con la scusa di aiutare i goti contro i romani (durante le famose guerre greco-gotiche), la prima cosa che fecero passando il ponte sul Ticino diretti verso Pavia fu sacrificare ai loro dei le donne e i bambini goti che correvano ad accoglierli come salvatori.

Fatto sta che Teodorico l'ariano, una volta giunto in Italia, non impose il suo credo ai romani, così come non impose la sua legge barbara, conservando il diritto amministrativo e legislativo romano. Quello che fece fu edificare chiese e battisteri per il culto dei suoi goti, dando loro la stessa dignità rispetto a quella cristiana romana.

Il battistero degli ariani rispetta la concezione edilizia romana, riprendere gli usi (vi si battezzavano gli ariani, appunto) e persino l'iconografia dei modelli precedenti. Eppure c'è un particolare che testimonia la sua singolarità e che afferma con sicurezza la sua arianità.
Dove?
Vedete il dettaglio del mosaico sulla volta, quello della foto su in alto? Lì compaiono Gesù nel momento di essere battezzato da Giovanni il Battista e, dall'altro lato, la personificazione del fiume Giordano. Osservate il Cristo nudo immerso nel fiume. Vedete la sua nudità prettamente umana?
Ecco, il raffigurare gli attributi mascolini di Gesù non era cosa davvero comune nell'arte cristiana romana, proprio perché Gesù non è uomo (o almeno non solo), ma Dio. Quindi, "degradare" la sua immagine per farla assomigliare a quella di un semplice uomo era considerata operazione poco elegante.
Ma per gli ariani la natura di Gesù era prettamente umana e come tale veniva raffigurata senza veli.

E adesso penserete: abbiamo finalmente finito con questo viaggio italiano datato 2017 e con le storie intorno ad esso?
No, non ancora.
E sebbene mio marito dica che non dovrei annoiare troppo i miei quattro lettori con le mie quisquilie su luoghi che probabilmente conoscono a menadito, io continuerò imperterrita per almeno un altro po'.
E ho già in mente con cosa, ma non subito.
Non temete, non troppo presto.



3 commenti:

  1. Ma insomma, invece di scrivere la sinossi al tuo ultimo libro, ti metti a scrivere i post?

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  2. Ecco, quinto lettore misterioso, non sveliamo troppo in anticipo i segreti segretissimi di una scrittrice che ha promesso di non fare pubblicità fino alla prossima pubblicazione. ;D

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