mercoledì 13 settembre 2017

Revisioni


Io non sono uno di quegli scrittori capaci di creare in velocità, di getto, senza ripensamenti. Il tempo di scrittura solitamente è abbastanza veloce: una mattinata, forse due per un racconto lungo. Ma poi arriva la REVISIONE.

E questa sì che prende il suo tempo. Mesi e mesi, a ben vedere. E ancora, dopo la pubblicazione de Arriva il crepuscolo, rileggendolo per caso, mi metto le mani nei capelli per le piccole sviste, che a ben vedere potevano essere evitate con un altro paio di revisioni.
E allora capisco perché si dice che, una volta pubblicati, i lavori non dovrebbero più essere guardati dal loro autore.

Ma non è di questo che volevo parlare.

Dicevamo, le revisioni.

Alla prima, pezzi si aggiungono o si tagliano, magari si stravolge l'ordine degli eventi, si subodorano punti deboli e si sistemano.

Alla seconda, si vede come suonano le modifiche, si cambiano le parole ripetute, si aggiustano le frasi.

Alla terza, si cerca di capire come scorre il tutto, non il senso delle parole, ma la loro musicalità.

E così via, per un numero indefinito di riletture che si concludono solo quando la lettrice-che-è-in-me non scorre tutto il manoscritto senza fermarsi a storcere la bocca o a porre obiezioni. Se, nella malaugurata ipotesi, la lettrice-che-è-in-me dovesse trovare anche solo una breve parola che non suona come dovrebbe o un passaggio che potrebbe filare in un modo migliore, la scrittrice costringerebbe il manoscritto a una nuova revisione.
Ma, che sia ben chiaro: le nostre revisioni non sono riletture a ripetizione pure e semplici. Come tutti i grandi ci insegnano, bisogna ibernare lo scritto per un tot. di settimane, aspettare e dimenticarselo, quel benedetto manoscritto, per poi riprenderlo in mano e ricominciare da capo.

Un lavorone se fatto da soli e che non sempre funziona come nelle intenzioni.

Ma per fortuna io ho una piccola aiutante che sto formando con cura. La vedete all'opera lassù, nell'immagine in apertura.

Purtroppo, per ora l'editor in erba legge e scrive meglio in inglese che in italiano, e anche così, a giudicare dall'ultimo test di spelling che mi ha riportato a casa, bisognerebbe rimboccarsi le maniche e impegnarsi un po' di più sulle regole ortografiche.

Ma non dispero: magari, con un po' più di esercizio da entrambe le parti ci potremo aggiustare in una collaborazione non troppo strampalata.

Tutto sta nell'avere pazienza e costanza.



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