mercoledì 4 ottobre 2017

Cassiodoro Senatore

Cassiodoro, dal Codex Amianus

Chi ha un po' di dimestichezza col VI secolo non può non conoscere almeno di nome Flavio Magno Aurelio Cassiodoro Senatore (e badate, Senatore non sta a indicare la carica che occupava, ma era proprio parte del suo nome).

Cassiodoro, romano di nascita e figlio di una famiglia che da anni serviva il potere barbarico in Italia, ha avuto molti meriti nella sua lunga vita e anche oltre, visto che la sua attività viene ricordata durante tutto il medioevo, i suoi scritti legati ai suoi incarichi di corte sono tutt'oggi considerati una fonte storica di grande importanza e sulla sua personalità si basano i protagonisti di qualche scrittore o scribacchino.

Tra le sue più importanti esperienze, Cassiodoro ebbe quella di servire alla corte del grande Teodorico il goto e poi di suo nipote Atalarico con la carica di magister officiorum, una specie di capo dell'amministrazione pubblica, oltre che funzionario preposto alla gestione delle varie segreterie e del corpo militare speciale di corte.

Cassiodoro condivideva fortemente l'ideale a cui i sovrani goti credevano, ossia la creazione di un regno italiano in cui goti e romani potessero vivere pacificamente, pur senza appiattire le loro differenze culturali.
Tuttavia il tempo dei goti in Italia ebbe presto fine. La guerra iniziò, il generale romano Belisario conquistò la capitale Ravenna e riportò il re goto col suo tesoro a Costantinopoli come bottino di guerra (la guerra gotica, tuttavia, non ebbe fine, altri presero il posto del re). Di Cassiodoro si persero le tracce.

Si sa che passò del tempo alla corte di Costantinopoli e si sa che probabilmente dopo la guerra tornò nei territori della sua famiglia, nei Brutii (Calabria) dove fondò un monastero. Anzi, due. Suo scopo era quello di insegnare le cose di Dio. Sì, perché ad un certo punto della sua vita Cassiodoro aveva vissuto una specie di conversione, o forse una crisi spirituale che lo aveva avvicinato alla religione. In ogni caso, da grande studioso quale era, constatato come l'istruzione dei giovani fosse basata sul sapere antico e pagano più che sulla parola sacra, decise di rimediare lui stesso e di fondare una scuola-monastero in cui educare gli uomini alla conoscenza di Dio.
Cassiodoro era un uomo di cultura e, come tanti prima di lui, si rese presto conto che base essenziale di una vera educazione cristiana doveva essere la conoscenza dei classici. Per questo ne favoriva lo studio.

In questa visione, fulcro essenziale del suo monastero divenne la biblioteca, ricca di testi sacri, ma anche latini e greci. E poi, con tutti questi testi antichi, che vuoi, non ti metti a copiarli per lasciarli a chi verrà dopo?
E così, si dice che sia stato lui il primo a incoraggiare l'attività di copiatura tra i monaci. Poi i benedettini videro che non era una cattiva idea a continuarono sulla sua falsariga. E copiavano Bibbie e evangelari, ma anche testi classici, perché era sul sapere antico che si preparava la mente per comprendere meglio l’insegnamento del sacro.

Cassiodoro morì vecchissimo, a 93 anni. Nella sua lunga vita ha servito numerosi re barbari, ha scritto storie di goti andate ormai perdute (Giordanes prenderà spunto dalla storia in dodici volumi di Cassiodoro per scrivere la sua, una specie di riassunto con una lieve pendenza filo-imperiale) e ci ha lasciato una notevole quantità di carte e lettere composte durante il suo ufficio alla corte dei goti; ha compilato grammatiche e libri devozionali a uso dei suoi discepoli, ha fondato due monasteri, il Vivarium, chiamato così per gli allevamenti ittici che vi aveva fatto allestire, e il Castellensis, una specie di monastero-eremo per i monaci desiderosi di isolarsi dalla vita apparentemente piuttosto mondana del Vivarium.

Insomma, una personalità di tutto riguardo.

Tuttavia, l'entusiasmo degli studiosi verso di lui non è unanime.
Alcuni lo esaltano, vedendo il lui la mente ispiratrice della politica accorta dei regnanti goti, il campione dell'integrazione tra goti e romani; per altri, invece, era solo un mediocre e pomposo scribacchino (ed è vero, la sua prosa, a volte, lascia alquanto perplessi per quanto elaborata e maldestra sia, sebbene lo sforzo evidente che l’autore compia per adeguarla a modelli classici).
Alcuni lo esaltano come l'iniziatore della tradizione amanuense, altri ridimensionano il suo apporto, sottolineando come il suo lavoro fosse in verità piuttosto isolato e non così massivo come si tende a credere.

E io?
Devo ammetterlo, per lungo tempo ho provato una sottile antipatia per il personaggio, tanto da bandire la sua figura dalle mie storie, proprio come ha fatto Procopio, la fonte prediletta delle mie ispirazioni, che nella sua Storia delle guerre lo ha ignorato completamente (Be', del resto era pur sempre un fautore della politica del nemico).
Ma poi gli anni passano, la visione della scrittrice si fa più nitida e Flavio Magno Aurelio Cassiodoro Senatore smette di essere per lei semplicemente uno scribacchino pomposo, ma diventa il vecchio uomo colto disilluso, che vede tutte le sue più ferme convinzioni abbattute dalla furia di un imperatore mai soddisfatto delle sue conquiste, e che vive una profonda crisi spirituale e si ritira nei cari luoghi della sua infanzia per iniziare una nuova vita devota all'insegnamento di Dio.

Insomma, un personaggio di una valenza narrativa non indifferente, se vogliamo dirla papale papale.
E così, oltre alla mia simpatia, Cassiodoro ha acquistato un buon posto tra i protagonisti de Il sangue degli Infanti
Chissà se anche a voi susciterà la stessa simpatia, o se farà saltare i nervi, come all'inizio faceva a me, prima che lo conoscessi davvero.








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